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Besançon : ISTA - Institut des Sciences et Techniques de l'Antiquité | Cr-Per 040-108.1 (Browse shelf(Opens below)) | Available | ISTA26450 |
Vi si affrontano diversi argornenti interni all'opera, che suggeriscono con chiarezza l'insostenibilità dell'attribuzione a Seneca : argornento e spirito diametralmente opposto all'insegnarnento del filosofo, « inattualità » di un possibile livore giustificativo (a sei anni dal ritorno di Seneca dall'esilio), la probabile descrizione del colossus Neronis in Velia contenuta nell'inno ad Apollo, l'ironie ripetute a dileggio della filosofia stoica, l'assenza di citazioni, da parte di contemporanei e successoni, di quest'opera di Seneca, la citazione del culte, «operante» di Claudio a Camulodunum (Colchester), il cui tempio, con Tacito in mano, sembra inaugurato non prima dell'anno 60... Si sospetta che l'opera sia frutto di un «revival» della saga claudiana in età flavia, ad opera di Marziale e la sua cerchia; si propone in via teorica anche il nome di un possibile autore : il gaditano Canius Rufus, amico del poeta di Bilbilis.
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